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Cantautori contro big della musica in streaming: la guerra delle royalties meccaniche


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Oltre 2.000 cantautori, ma altre stime parlano di 4.000, hanno firmato una petizione per chiedere migliori royalties meccaniche per lo streaming interattivo da parte di Google, Apple, Amazon, Spotify e Pandora.


Nei prossimi giorni, il Copyright Royalty Board (CRB) ascolterà a Washington DC le proposte delle parti interessate e quindi determinerà i tassi per i prossimi cinque anni.


Da un lato, c'è la National Music Publishers' Association (NMPA), che rappresenta gli editori musicali degli Stati Uniti e i loro partner, insieme alla Nashville Songwriters Association International (NSAI).

Dall'altra parte, le giganti della tecnologa Google, Apple, Amazon, Spotify e Pandora.


NMPA ha scritto una lettera ai suoi membri per dire:

“Questi tassi bassi di royalty hanno immensamente favorito le grandi aziende digitali che hanno costruito floridi servizi musicali usati per fornire i vostri brani e attrarre i consumatori nei loro più grandi "ecosistemi".

Mentre le royalties pagate ai cantautori sono rimaste basse, le grandi aziende della tecnologia hanno usato i vostri brani per vendere non solo abbonamenti di musica, ma anche altri prodotti e servizi, come i dispositivi di Amazon Echo e Google Home, iPhone, cuffie Beats e abbonamenti Amazon Prime".


E, rivolgendosi alla controparte:

"Attualmente state combattendo per pagarci il meno possibile nel procedimento Copyright Royalty Board (CRB). Questo è allarmante non solo perché minaccia i nostri mezzi di sussistenza e la capacità di continuare il nostro mestiere, ma anche perché ci dice che invece di essere nostri partner commerciali, scegliete di essere i nostri avversari".


#Italiano

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